Recentemente, negli ambienti progressisti, tanto laicali quanto ecclesiastici, è stato riesumato un vecchio Leitmotiv tanto di moda nei “mitici” anni del post-concilio: aggiornamento! La Chiesa – dicono – deve una buona volta aggiornarsi, perché – che diamine!- non siamo più nel Medioevo! Tradotto, ciò significa che ognuno deve avere il diritto di fare qualunque cosa voglia (S’ei piace, ei lice, scriveva il Tasso), in ossequio al soggettivismo relativista più autentico: basta con peccati, inferno, vita eterna, vita interiore, penitenze… La Chiesa – secondo costoro – dovrebbe smetterla di rompere le scatole con quella vecchia favola dei dieci comandamenti, soprattutto il sesto e il nono; anzi, semmai dovrebbe promulgare – per parafrasare un autore di satira in voga negli scorsi anni – dieci emendamenti! Per non parlare poi degli effetti di tale nefasto atteggiamento in ambito liturgico e dottrinale…
Ecco cosa invece scriveva in proposito negli anni ’60 il grande Padre Dolindo Ruotolo:
Aggiornamento Sacerdotale
di Don Dolindo Ruotolo*
” La parola «aggiornamento» come è intesa da non pochi sacerdoti, non può di certo piacere a Gesù, anzi rattrista ed amareggia il suo delicatissimo Cuore. Il Maestro Divino legge nelle anime di tanti Consacrati sotto quale aspetto prendono la pericolosa parola «aggiornamento».
Purtroppo, «aggiornarsi» per loro significa svincolarsi dalla mentalità arretrata, come l’intende il mondo, ed uniformarsi all’attualità dei tempi, tanto dissonante dalle massime del Vangelo.
«State preparati!» dice il Vangelo. Ma tutto resta opera morta.
Si esercita l’indispensabile con tanta apatia, con tanta indifferenza, con tanta superficialità… perché si vuol concedere tutto ai sensi… e ne segue la rovina.
In tutte quelle circostanze in cui i Sacerdoti ripetono la parola «aggiornamento» dovrebbe dirsi: «danneggiamento», rovina spirituale.
Quanti ministri dell’Altare vivono senza padronanza di se stessi, senza controlli, senza un particolare esame di coscienza! Oggi anche questo regolamento essenziale, l’esame di coscienza, viene trascurato.
Vita austera, vita di mortificazione, vita di raccoglimento: non desta più nessuna importanza.
L’importante è vivere comodamente la vita come l’intende l’uomo che appartiene tutto al mondo e non a Dio.
Gesù presso il lago di Genezareth incontrò i pescatori, tra cui anche Pietro. Li vide stanchi ed abbattuti, perché avendo pescato tutta la notte, non avevano preso nulla. Si rivolse a Pietro e gli disse: «Spingi la barca al largo e getta la rete!».
Pietro, fiducioso nella divina parola, gettò la rete, che poi fu ritirata piena e ripiena di pesci. Cosa disse Gesù a Pietro? «Non sarai più pescatore di pesci, ma da oggi in poi sarai pescatore di uomini». A queste parole Pietro e i suoi fratelli lasciarono tutto e seguirono Gesù.
Cosa fanno gli Apostoli di oggi nel divino servizio? Il miracolo della pesca fu che prima la rete era vuota e poi fu ripiena; vuota senza Gesù, ripiena con Gesù.
Così voi, o Sacerdoti, senza Cristo, vuoti di Cristo, avete le reti sempre vuote e questo vuoto si riversa nelle anime! Senza Gesù non si hanno che amare delusioni. Chi non cammina con Cristo e per Cristo si disperde nel vuoto e non è un vero Apostolo, ma un membro secco che non riceve vita.
O Sacerdoti, che col falso concetto di «aggiornamento» amareggiate di continuo il Cuore di Gesù, date al vostro cuore l’ansia dell’immenso, dell’eterno!
Il corso degli eventi attuali tanto disastrosi al vostro spirito, sia nella Pace! Spingete al largo la barca, non fermatevi in riviera, ma toccate le profondità dell’Onnipotenza di Dio!
E’ utilissima la luce che scaturisce dall’Altare! Ritornate al vero ovile, ove è tutto fertile. Calpestate le erbacce pungenti e velenose!
Ascoltate la voce di Gesù, che vi chiama senza stancarsi! Vi ha scelti per essere tutti con amore e per amore suoi, eternamente suoi.
Non rimanete inerti! Nel nome del Signore, sotto il suo divino sguardo, gettate la rete, senza alcun discapito delle anime vostre. Riempite le barche, ossia le Chiese, che si rendono vuote perché le anime vacillano nella fede per il vostro comportamento misero e meschino! Annullate nel vostro pensiero l’aggiornamento! Dite invece: Vivere alla giornata, come vuole la Provvidenza di Dio.
Vivete ogni giorno con vigilanza, in attesa del Padrone che verrà all’improvviso.
Il tempo passa, scorre veloce; non apprezzate ciò che dovete e potete lasciare da un momento all’altro, ciò che vi esaspera e vi toglie la pace. Una cosa sola è necessaria: salvare l’anima vostra che è immortale. Ecco il vero «aggiornamento» che si adatta ai bisogni spirituali di oggi. Sono aumentati i pericoli morali? Il Sacerdote aumenti la vigilanza sopra di sé, intensifichi la preghiera e coltivi sempre lo spirito di mortificazione. Sono aumentati i bisogni delle anime, le quali vivono serenamente in peccato, dimentiche di Dio quasi del tutto? Il Sacerdote moltiplichi la sua attività apostolica, pensando che la salvezza di molti è legata al suo zelo. Sono vuote le Chiese e solitari i Tabernacoli? Il Ministro di Dio, intermediario tra la Divinità e le anime, supplisca col tenere un po’ di compagnia a Gesù Sacramentato nel tempo in cui le Chiese sono più deserte.
Come sarebbe fulgente il Clero, se desse alla parola «aggiornamento» il significato or ora esposto.”
* Questo testo è tratto da un foglio dattiloscritto che un figlio spirituale di Don Dolindo mi donò anni fa. Non sono in grado, pertanto, di citare un fonte libraria precisa. Posso solo ipotizzare che sia tratto dalla raccolta di lettere ai Sacerdoti pubblicata dalla Casa Mariana Editrice.