Mese di Maggio 2022, XXIX giorno

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29 maggio 2022, meditazione di Padre Vincenzo Cuomo.

Propongo di séguito la trascrizione di una catechesi tenuta da Padre Cuomo il 6 luglio del 2006, dedicata alla preghiera e, in modo particolare, al Santo Rosario:

Catechesi per gli uomini del giovedì – 06 luglio 2006

Stasera dobbiamo parlare un pochino di un argomento che è basilare per la vita cristiana, senza del quale non si può vivere la vita cristiana: la preghiera. Il concetto di preghiera qual è? Preghiera è elevazione della mente e del cuore a Dio. Sostanzialmente, si prega quando la mente è rivolta a Dio, pensa a Dio e quando il cuore ama Dio. Potete immaginare, allora, che non è preghiera il dire delle formule senza anima, senza riflettere su quello che si sta dicendo e, soprattutto, senza amore. Preghiera è tutto l’essere umano che si unisce a Dio. Pregare è stare in colloquio d’amore con Dio. Per essere in colloquio d’amore, la mente deve parteciparvi e il cuore deve amare. Se mancano questi due elementi, è soltanto un imbroglio, non è una preghiera. 

La preghiera è di due tipi: preghiera privata, preghiera pubblica, preghiera comunitaria. La preghiera privata: io e Dio, io e la Madonna, io e i miei Santi Patroni, io e il mio angelo custode. Ecco! Preghiera privata: mi metto chiuso in casa, in camera, prima di dormire o appena svegliato e la mia mente ed il mio cuore si rivolge a Dio.

Preghiera comunitaria: quando non sono solo, ma unito agli altri fratelli prego, insieme con gli altri. E questa preghiera comunitaria diventa preghiera ufficiale, liturgica, quando si tratta della celebrazione della Messa e del Breviario. L’Ufficio Divino è preghiera liturgica, preghiera ufficiale della Chiesa. Anche se io mi metto solo solo a dire il Breviario, io sono la Chiesa che prega, in quel momento. Vedete, noi, per esempio, quando facciamo i nostri pellegrinaggi a Lourdes e a Fatima, io do in mano a tutti i pellegrini il libro della liturgia delle ore. Ci mettiamo a dire alla mattina le Lodi, al pomeriggio il Vespro. Quella è preghiera liturgica, cioè è la Chiesa che prega e noi siamo inseriti nella Chiesa che prega. Questa è preghiera liturgica. Quando andiamo a Messa, la Messa è sempre preghiera liturgica, mai preghiera privata. Noi dobbiamo partecipare all’una e all’altra. Partecipare alla preghiera privata, perché ci sono dei momenti in cui io a Dio devo parlare. Ecco. Mi metto a colloquio con Dio. E alla preghiera liturgica perché devo riconoscere che appartengo ad una famiglia, la famiglia dei figli di Dio. Anche in famiglia, la preghiera fatta dalla famiglia è una preghiera comunitaria. Si uniscono il marito e la moglie e questo, poiché è comunitaria, provoca certamente la presenza di Gesù, perché Gesù ha detto: “Dove ci sono due o tre riuniti in nome mio, io sto in mezzo a loro”. Marito e moglie stasera: “Vogliamo dire un po’ di preghiera”, qualunque sia la preghiera, Gesù mantiene la promessa: non sono in due, ma sono in tre, perché c’è Gesù presente. Comprendete questo quanto è importante? Ecco.

La preghiera si esprime in tre momenti, i tre modi, ma è sempre preghiera, quando la mente ed il cuore sono occupati da Dio: quando io parlo con Dio (o da solo od insieme agli altri); quando Dio parla a me ed io lo ascolto – ed è necessario ascoltare la parola di Dio! -; quando io parlo di Dio. Noi ci siamo radunati, abbiamo detto una preghiera insieme, un’Ave Maria alla Madonna, un’invocazione: abbiamo noi parlato con Dio. Adesso, siccome non stiamo dicendo delle favole, né raccontando delle barzellette, ma stiamo parlando di cose spirituali, è Dio che parla a noi, anche questa è preghiera. Voi siete così attenti; io sono commosso dal vedere la vostra partecipazione, la vostra attenzione alle spiegazioni che fa Padre Cuomo. Così, capita che, se voi parlate con un amico, in qualunque modo in cui voi trasmettete ad una persona o ad un gruppo di persone le idee di Dio, le cose di Dio, parlate di Dio, anche quello è preghiera! Quindi, preghiera è: 1) parlare con Dio; 2) ascoltare la parola di Dio; 3) parlare di Dio agli altri. 

Quello che, tuttavia, mi preme, stasera, di spiegarvi un pochino, è fermarmi su una preghiera che è a portata di tutti, facile e difficile allo stesso tempo: il Rosario. Stiamo attenti. Voglio sottolineare anche un altro concetto. Pregare per quelli che non pregano, per quelli che non vogliono ascoltare la parola di Dio. Il Vangelo della Messa di ieri raccontava un episodio triste, bello da una parte e triste da un’altra. Bello, perché Gesù, nella zona dei Gadareni, liberò due ossessi furiosi da una legione di diavoli. Quei due poveri sventurati erano posseduti da circa duemila diavoli. Chiesero a Gesù di mandarli in una mandria di porci e Gesù diede il permesso di andare nei porci. I duemila diavoli entrarono in queste povere creature che sono i porci, i quali si precipitarono nel mare di Galilea e  morirono affogati. Bello questo miracolo di Gesù, questa potestà di Gesù. Tristi, però, le conseguenze: uscirono gli abitanti di quella zona, andarono da Gesù e, in pratica, gli dissero: “Vattenne, non te vulimmo; fan’ce o piacere, vattenne a’ n’auta parte”. Triste, triste: Gesù veniva a liberarli da questa presenza malefica, ma a loro piaceva di vivere la loro vita.

Parliamo del Rosario. Il Rosario non è dire un Padre nostro e dieci Ave Maria. Soltanto il Rosario è, nello stesso tempo, preghiera mentale e preghiera orale. È, nello stesso tempo, orazione e contemplazione. Che differenza c’è, direte, fra orazione e contemplazione? Orazione è quando io dico una formula di preghiera (Padre Nostro, Ave Maria). Contemplazione è quando io non dico una formula di preghiera, ma la mia mente è occupata da problemi spirituali. Non dico niente con la bocca, non esprimo una formula di preghiera, ma penso a Dio, peno alla misericordia di Dio, penso alla bontà di Dio, penso all’amore infinito di Dio per noi povere creature umane. Quando questo pensiero m’invade la mente, si chiama contemplazione. 

Il Rosario, per essere vero Rosario, deve essere insieme orazione e contemplazione. Prima contemplazione e poi orazione. Ed è così bello, il Rosario, perché è il  Vangelo dei poveri.  Che significa il Vangelo dei poveri? È il Vangelo degli analfabeti. Anche uno che non sa leggere e scrivere, se ha imparato i misteri del Rosario- stanno tante vicchiarelle che nun sanno leggere e scrivere, però sanno o’ Rusario buono- cosa succede quando dicono il Rosario? Senza accorgersene, leggono il Vangelo, perché, come è strutturato il Rosario, specialmente adesso, dopo che il Papa Giovanni Paolo II ha introdotto i misteri della Luce, è il Vangelo completo. Allora, io, prima di dire il Padre Nostro e le dieci Ave Maria, mi fermo anche un pochino sul mistero e mi accorgo che il Rosario mi fa vivere tutta la vita di Gesù Cristo. 

Misteri gaudiosi. L’annuncio dell’Angelo: il Vangelo comincia con l’annunzio di S. Gabriele Arcangelo alla Madonna. La Madonna che visita Santa Elisabetta: è il Vangelo. Gesù che nasce a Betlemme: è il Vangelo.  La purificazione di Maria e la Madonna che porta il Bambino Gesù al Tempio di Gerusalemme: è il Vangelo. Gesù che viene ritrovato a dodici anni nel tempio di Gerusalemme: è il Vangelo.

Misteri della Luce: Gesù che comincia la sua vita pubblica. Il Battesimo nel fiume Giordano, poi Gesù alle nozze di Cana, con la Madonna; Gesù che predica il Vangelo; Gesù che è trasfigurato sul monte Tabor; Gesù presente in mezzo a noi nell’Eucaristia: sono i cinque misteri della Luce.

Poi, viene il periodo della sofferenza di Gesù: Gesù che è condannato a morte, Gesù che soffre. Gesù che agonizza nell’orto degli ulivi. Tutta la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo: sono i misteri dolorosi.

Poi viene la conclusione: l’ultimo capitolo è quello della gloria. Gesù risorge, Gesù ascende al Cielo, Gesù manda lo Spirito Santo, Maria è assunta anima e corpo in Paradiso, noi speriamo di essere anche noi, un giorno, con Maria glorificata in Cielo per tutta l’eternità. 

Come vedete, è una preghiera meravigliosa, il Rosario, quando, però, viene recitato in questo modo. Cioè, non è dire un Padre Nostro e dieci Ave Maria e ho fatto tutto. Devo fermarmi sui misteri e trovare anche un aggancio con la mia vita. Ecco.

Il Rosario davanti a Gesù Sacramentato. Come è bello il Rosario davanti a Gesù Sacramentato. Guardo Gesù Sacramentato e mi ricordo tutta la Sua vita. Misteri gaudiosi, misteri della luce, misteri dolorosi, misteri gloriosi. Il Rosario mi ricorda che io sono in cammino verso l’eternità, che un giorno anch’io parteciperò alla gloria degli Angeli e dei Santi in Paradiso insieme con Maria. Potremmo dire, quando si dice il Rosario in  casa, in famiglia, è come una specie di “Messa familiare”. Cercate, voi uomini, di invogliare le vostre donne a dire, anche se non tutto, un po’ di Rosario, prima di andare a letto, prima di dormire, così che la giornata viene sigillata da Dio e richiusa nel nome di Dio e, se c’è stata qualche mancanza, qualche cosa che non è andata bene, il Signore ci assolve, perché la preghiera ci purifica anche dalle colpe.

La Corona del Rosario deve essere benedetta. È indulgenziata. Se io dico il Rosario davanti a Gesù Sacramentato, già questo Rosario mi fa guadagnare l’indulgenza plenaria. Anche il Rosario detto in famiglia dà l’indulgenza plenaria. 

Io, cinquantanove anni fa, quando sono stato ordinato Sacerdote, mi iscrissi all’Unione Missionaria del Clero e, fra i benefici e le facoltà date dal Papa agli iscritti all’Unione, c’era anche questo: benedire con un semplice segno di Croce le Corone del Rosario ed annettere a quelle Corone l’indulgenza plenaria. 

Domanda

Risposta:

Quando diciamo il Rosario, siamo come Bernardetta a Lourdes. Cosa faceva la Madonna? Quando Bernardetta faceva il segno di Croce, se lo faceva pure la Madonna. Quando Bernardetta diceva il “Gloria al Padre”, lo diceva anche la Madonna. Quando Bernardetta diceva “ Padre Nostro che sei nei cieli”, lo diceva anche la Madonna. Quando Bernardetta diceva l’Ave Maria, la Madonna stava in silenzio e glorificava il Padre Celeste.