Avvisi

Segnalo alcune importanti notizie:

1) A partire da sabato 3 maggio prossimo, ogni primo sabato del mese, alle ore 18:30, presso la Chiesa di S. Maria della Vittoria (piazza Vittoria 5 – Napoli), verrà celebrata la S. Messa in Rito Romano antico, altrimenti detta Messa tridentina o, più impropriamente, Messa in latino.

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2) Sabato 3 maggio prossimo, festa della traslazione delle Reliquie di S. Gennaro, Patrono di Napoli e della Campania, alle ore 17:00, avrà luogo la processione con le Ampolle contenenti il Sangue del Martire ed i busti di tutti i Compatroni di Napoli dalla Cattedrale fino alla Basilica di S. Chiara, dove l’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Crescenzio Sepe, offrirà il Santo Sacrificio della Messa nella forma ordinaria. Per la prima volta dopo molti anni, sfileranno in processione i busti dei Santi Teatini Gaetano e Andrea Avellino, cui particolarmente è dedicato il nostro Coetus fidelium «Sant’Andrea Avellino». Fino a sabato 10 maggio, durante cioè l’Ottava, sarà possibile venerare il Sangue di S. Gennaro tutti i giorni nella Cappella del Tesoro (all’interno del Duomo di Napoli), sia al mattino (dopo la S. Messa nella forma ordinaria delle 09:00, celebrata coram Deo) sia al pomeriggio (dalle 16:30 alle 18:15; ore 18:30 S. Messa in forma ordinaria celebrata coram Deo).

Ad maiorem Dei gloriam!

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Il Pellegrinaggio negato

Sul quotidiano Il Mattino di oggi è apparso un articolo, a firma di Susy Malafronte, che denunzia un grave sopruso nei confronti dei fedeli campani legati ai Frati Francescani dell’Immacolata, ai quali è stato vietato di recarsi in pellegrinaggio nel Pontificio Santuario di Pompei. Ecco il testo:

«Pompei. È vietato inchinarsi ai piedi della «Regina» del Rosario per i Frati Francescani dell’Immacolata, l’ordine religioso commissariato dalla Santa Sede dal luglio 2013. Salta, così, il pellegrinaggio per i centinaia di fedeli napoletani che, domani, avevano deciso di pregare a Pompei. Dal santuario mariano non ci sono dichiarazioni ufficiali in merito alla vicenda, fanno, però, sapere che nulla vieta ai singoli fedeli di inginocchiarsi all’ombra dell’altare maggiore.

Il diniego di entrare nella basilica, fondata dal Beato Bartolo Longo, è stata comunicata ai responsabili della Missione dell’Immacolata Mediatrice, associazione di laici legati ai «Ffi», dal Rettore del santuario, monsignor Salvatore Acampora. «Ma è la conseguenza – ne sono certi i fedeli – di un intervento del commissario apostolico dei Ffi, Padre Fidenzio Volpi».

I pellegrini delusi faranno ricorso. Cancellate, dunque, messa, recita del Rosario, canti mariani e la distribuzione della medaglia miracolosa della Madonna di Pompei. «Tutte pratiche approvate dalla chiesa – ha evidenziato Claudio Circelli, uno degli organizzatori – che si svolgevano regolarmente dal 2004». La comunicazione del divieto è giunta solo il 10 aprile, a «pellegrinaggio organizzato», lamentano i fedeli.

«Alla nostra richiesta di spiegazioni siamo stati ricontattati il giorno dopo dal Rettore che, molto garbatamente ci ha detto presente che il santuario di Pompei è di diritto pontificio e dunque l’arcivescovo non avrebbe potuto non tenere conto di una comunicazione ricevuta dal commissario dei Francescani dell’Immacolata, Padre Fidenzio Volpi».

Il commissario ha, infatti, sospeso dal 27 novembre 2013, le attività di tutti i cenacoli Missione dell’Immacolata Mediatrice. I laici legati ai Francescani dell’Immacolata e devoti della Madonna di Pompei definiscono «un atto di prepotenza del commissario» il divieto di pellegrinaggio e stanno valutando un ricorso a norma del diritto canonico. «Perché il commissario non ci spiega che male c’è ad essere simpatizzanti dei Francescani dell’ Immacolata? – dice il professor Circelli – si tratta di un peccato, o di un atto contro il Vangelo ed il diritto di canonico? Ma anche ad un pubblico peccatore non si nega il diritto di pregare in chiesa».

Sono duecento in tutta Italia e portano il saio turchino in onore alla Madonna cui sono devoti. I frati francescani dell’Immacolata, fondati nel 1998 da Stefano Manelli, stanno attraversando un periodo di burrasca. L’Ordine è stato commissariato dal presidente della Congregazione dei religiosi Joao Braza de Aviz, incaricato dal Papa di seguire la vicenda. Il commissario Fidenzo Volpi ha contestato all’ordine un eccessivo tradizionalismo nell’applicazione del Vetus Ordo (la messa in latino), uno stile di governo personalistico del fondatore e una gestione dei beni mobili e immobili giudicata possibile di «rilevanza civile e penale».

Papa Francesco segue da vicino il travaglio del giovane ordine francescano tanto che in modo privato lo scorso primo gennaio è andato, accompagnato da una guardia e dal suo autista, nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma dove ha incontrato i frati dell’Immacolata. «Il Papa ci è molto vicino e gli siamo grati», dicono loro».

La necessità del ringraziamento dopo la Santa Comunione

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Dal blog Cordialiter:

« Sant’Alfonso Maria de Liguori raccomandava vivamente ai fedeli di intrattenersi un po’ di tempo con Gesù dopo la Comunione, per ringraziarlo e per offrirgli affetti d’amore. Un giorno gli chiesero quanto tempo dovesse durare il “ringraziamento”. Egli rispose almeno un’ora. Ma i suoi interlocutori dissero che un’ora era troppo, avevano altri impegni… allora Sant’Alfonso propose almeno mezz’ora. Nuovamente gli risposero che era troppo. Con le lacrime agli occhi, il grande Dottore della Chiesa chiese che il ringraziamento durasse almeno un quarto d’ora. Non bisogna stupirsi, Sant’Alfonso era un uomo innamorato del Redentore Divino, e gli sembrava una cosa di gran profitto spirituale il colloquiare amorevolmente con Gesù Eucaristico.

Il Sommo Pontefice Pio XII (di gloriosa e immortale memoria), nell’enciclica “Mediator Dei” affermava: “L’azione sacra, che è regolata da particolari norme liturgiche, dopo che è stata compiuta, non dispensa dal ringraziamento colui che ha gustato il nutrimento celeste; è cosa, anzi, molto conveniente che egli, dopo aver ricevuto il cibo Eucaristico e dopo la fine dei riti pubblici, si raccolga, e, intimamente unito al Divino Maestro, si trattenga con Lui, per quanto gliene diano opportunità le circostanze, in dolcissimo e salutare colloquio. Si allontanano, quindi, dal retto sentiero della verità coloro i quali, fermandosi alle parole più che al pensiero, affermano e insegnano che, finita la Messa, non si deve prolungare il ringraziamento […] Per cui, se si deve sempre ringraziare Dio e non si deve mai cessare dal lodarlo, chi oserebbe riprendere e disapprovare la Chiesa che consiglia ai suoi sacerdoti e ai fedeli di trattenersi almeno per un po’ di tempo, dopo la Comunione, in colloquio col Divin Redentore […] Al Divin Redentore piace ascoltare le nostre preghiere, parlare a cuore aperto con noi, e offrirci rifugio nel suo Cuore fiammeggiante. Anzi, questi atti, propri dei singoli, sono assolutamente necessari per godere più abbondantemente di tutti i soprannaturali tesori di cui è ricca la Eucaristia e per trasmetterli agli altri secondo le nostre possibilità affinché Cristo Signore consegua in tutte le anime la pienezza della sua virtù. Perché, dunque, Venerabili Fratelli, non loderemmo coloro i quali, ricevuto il cibo Eucaristico, anche dopo che è stata sciolta ufficialmente l’assemblea cristiana, si indugiano in intima familiarità col Divin Redentore, non solo per trattenersi dolcemente con Lui, ma anche per ringraziarlo e lodarlo, e specialmente per domandargli aiuto, affinché tolgano dalla loro anima tutto ciò che può diminuire l’efficacia del Sacramento, e facciano da parte loro tutto ciò che può favorire la presentissima azione di Gesù? Li esortiamo, anzi, a farlo in modo particolare, sia traducendo in pratica i propositi concepiti ed esercitando le cristiane virtù, sia adattando ai propri bisogni quanto hanno ricevuto con regale liberalità. Veramente parlava secondo precetti e lo spirito della Liturgia l’autore dell’aureo libretto della Imitazione di Cristo, quando consigliava a chi si era comunicato: “Raccogliti in segreto e goditi il tuo Dio, perché possiedi colui che il mondo intero non potrà toglierti“.

Dunque, se il Vicario di Cristo consiglia ai fedeli di praticare il ringraziamento dopo la Comunione, significa che è davvero un bene per le anime. Non c’è un tempo minimo da osservare, tuttavia conviene non essere avari con Gesù, dopo tutto quello che ha patito per noi».

Dal sito del Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum il testo della conferenza tenuta a Verona lo scorso 29 marzo da Don Roberto Spataro, SDB.

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 ”   Gentilissime Signore, Distinti Signori, Cari Amici,

è per me motivo di onore prendere la parola questa sera dinanzi ad una platea composta da credenti sinceri e fervorosi con cui condivido lo stesso amore per la Messa tridentina e – ne sono certo – la venerazione per il Papa emerito, Benedetto XVI, che con il suo Motu proprio Summorum Pontificum ha messo a disposizione della Chiesa quel tesoro di dottrina e di pietà che è il Messale del 1962. Continua a leggere

“Tracce della ghigliottina hegeliana nella riforma liturgica” di Alessandro Gnocchi

Da Chiesaepostconcilio:

Padre Pio celebra visibile manipolo

”   Nessun grande uomo, diceva Hegel, sfugge al biasimo del cameriere che ne governa le stanze nascoste. Ugualmente, le rivoluzioni e i loro traumi riformatori non si sottraggono al giudizio del robivecchi che ne frequenta il retrobottega in cui giacciono le vestigia del tempo andato e dell’ordine travolto. Per quanto sia nascosto, c’è sempre un luogo in cui l’individuo d’eccezione e l’evento epocale sono costretti a mostrare la propria natura più intima, fosse solo in un dettaglio.

La riforma liturgica operata nella Chiesa cattolica alla fine degli anni Sessanta non sfugge alla ghigliottina hegeliana. Anche quel grande balzo verso il mondo, che si può chiamare rivoluzione considerando l’orientamento del pregare invertito rispetto al passato, ha il suo retrobottega rivelatore. Basta andare per canoniche, conventi e sacrestie in cerca di antichi paramenti rituali per averne la prova. Con un po’ di pazienza e tanta disposizione all’umiltà, in questo tour della memoria liturgica si trovano sempre un sacerdote, una suora, più di frequente un vecchio sacrestano, che scovano pianete, dalmatiche, tunicelle, cotte e berrette, sospirando sui tempi in cui la messa era davvero la messa. Continua a leggere