” […] La lingua custodisce quel clima mistico che abitava le chiese, in cui sono cresciuto e che, da ragazzo, non ho mai cercato di razionalizzare; poco m’importa che i vecchi di una volta recitando “Dies irae, dies illa” e storpiando il testo secondo il suono dei diversi dialetti non capissero fino in fondo il significato di quel che stavano dicendo; di sicuro era “religioso” alla lettera il loro atteggiamento, fatto di rispetto e paura (alla latina: sacer et religiosus, qualcosa come il tabù). Il contenuto sentimentale o psicologico del testo, insomma, era preservato. Non penserei mai a musica sacra antica o classica con il testo tradotto in italiano: nella traduzione, per ben riuscita che sia, va perso il misticismo che mi affascina – io sono per la Messa in latino, semmai per un’autobiografica nostalgia e non perché sia un conservatore retrogrado – e si sottopongono all’attenzione del credente concetti inesauribili e complessi che lascerebbero interdetto chiunque (perfino nel comunissimo Pater noster). La gente in chiesa spesso non pensa precisamente a ciò che sta dicendo: prega e basta. Si potrebbe eventualmente proporre la traduzione a fronte (come gli attuali sopratitoli a teatro). A cosa serve, in un momento particolare del rito, allorché ciascuno è intento a guardare nell’abisso della propria anima, sapere esattamente cosa vogliono dire le parole “Ave verum corpus natum de Maria virgine“? […]”
Riccardo Muti, Prima la musica, poi le parole. Autobiografia, Milano 2010 (Rizzoli), p. 159.
Sono ormai passati sette anni da quel giorno di grazia, il 7 luglio 2007, in cui l’allora Sommo Pontefice Benedetto XVI, per divina ispirazione, motu proprio, offrì senza restrizioni a tutta la Chiesa i tesori della antica liturgia romana.
Nonostante le numerose difficoltà che si sono presentate e che ancora si presentano, grazie agli sforzi spesso eroici dei fedeli e di alcuni Sacerdoti realmente amanti della Tradizione, non sono mancati gli innumerevoli frutti, testimoniati dal continuo incremento del numero di celebrazioni registrato in questi anni.
La Vergine Immacolata, che ha ispirato al grande e amatissimo Benedetto XVI il Summorum Pontificum, assista i fedeli «nella lotta, necessaria in ogni generazione, per la corretta interpretazione e la degna celebrazione della sacra liturgia» (Joseph Ratzinger, Prefazione a U. M. Lang, Rivolti al Signore. L’orientamento nella preghiera liturgica, 2008 (II ed.) Cantagalli Siena, p. 10) e ottenga, dal Cuore di Gesù, per i meriti del Suo preziosissimo Sangue, un copioso numero di SS. Messe in rito romano antico, per la maggior gloria di Dio e il bene delle anime.
Grazie, Papa Benedetto, per tuo coraggio e per il tuo sacrificio!
Domenica scorsa, 29 giugno 2014, alle ore 12:15, il Rev.do Don Andrew Southwell ha celebrato, in canto, l’ultima Santa Messa in Rito Romano antico nella Cappella di Sant’Andrea Avellino della Basilica di S. Paolo Maggiore in Napoli.
Profonda era la mestizia negli occhi e dei fedeli che hanno assistito al sacro rito e di alcuni Teatini, il Padre Provinciale, l’anziano e santo Padre Innocenzo, che ogni domenica si è reso disponibile per le Confessioni, i seminaristi… Don Andrew, come al solito, ha allietato i presenti con la sua splendida voce e con la sua mirabile ars celebrandi, esortandoli al contempo, nell’omelia, ad esser sempre perseveranti, se necessario usque ad effusionem sanguinis, nella testimonianza della fede in Gesù Cristo, secondo l’esempio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e a pregare intensamente per il Santo Padre. Al termine della celebrazione, i membri del Coetus fidelium «Sant’Andrea Avellino» si sono raccolti dinanzi alla tomba di Sant’Andrea e, tristi, gli hanno rivolto la loro preghiera implorandone l’aiuto, soprattutto ora che non avranno più la S. Messa tradizionale nella sua cappella.
Quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me? Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi, salutare vultus mei et Deus meus!
Ora l’intera questione è nelle mani del Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Meropolita di Napoli, che ha assicurato un suo risolutivo intervento affinché al più presto riprendano le celebrazioni, non sappiamo se nella Basilica di S. Paolo o altrove, e della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Sancte Andrea Avellino, ora pro nobis! Intercede pro nobis!
In convertendo Dominus captivitatem Sion, facti sumus quasi somniantes. Tunc repletum est gaudio os nostrum, et lingua nostra exsultatione. Tunc dicebant inter gentes: “ Magnificavit Dominus facere cum eis ”. Magnificavit Dominus facere nobiscum; facti sumus laetantes. Converte, Domine, captivitatem nostram, sicut torrentes in austro. Qui seminant in lacrimis, in exsultatione metent. Euntes ibant et flebant semen spargendum portantes; venientes autem venient in exsultatione portantes manipulos suos.