Verso la conclusione del mese del Rosario

Il bel mese dedicato al Santo Rosario volge ormai al termine.  Prima di addentrarci in quello che la S. Chiesa consacra al suffragio delle Anime Sante del Purgatorio, vorrei condividere con i lettori del blog una bella catechesi del compianto Padre Vincenzo Cuomo sulla preghiera in generale e sul Santo Rosario in particolare, di cui fu ardentissimo apostolo. Il testo è stato trascritto da una registrazione del 6 luglio 2006, effettuata durante uno degli incontri che il Padre teneva ogni giovedì con gli uomini dell’Azione Cattolica. Come si potrà facilmente comprendere, dunque, si tratta di una conferenza spirituale tenuta a braccio, in un linguaggio estremamente semplice ed alla portata di tutti, che spesso indulge alle espressioni dialettali e alla battuta, a vantaggio delle persone meno istruite, secondo il genuino spirito alfonsiano, e non è quindi da aspettarsi una trattazione sistematica del tema.

Catechesi per gli uomini del giovedì del 6 luglio 2006

di Padre Vincenzo Cuomo, Sacerdote diocesano (1923-2009)

Don-Vincenzo-Cuomo

     Stasera parleremo di un argomento basilare per la vita cristiana, senza il quale non è possibile vivere cristianamente: la preghiera.

     Qual è il concetto di preghiera? Preghiera è elevazione della mente e del cuore a Dio. Potete immaginare allora che non è preghiera il dire delle formule senza anima, senza riflettere su quello che si sta dicendo e, soprattutto, senza amore. Preghiera è tutto l’essere umano che si unisce a Dio. Pregare è stare in colloquio d’amore con Dio. Per essere in colloquio d’amore, la mente deve parteciparvi e il cuore deve amare. Se mancano questi due elementi, è soltanto un imbroglio, non è una preghiera.

     La preghiera è di due tipi: preghiera privata e preghiera pubblica, comunitaria. La preghiera privata: io e Dio, io e la Madonna, io e i miei Santi Patroni, io e il mio angelo custode. Preghiera privata: mi metto chiuso in casa, in camera, prima di dormire o appena svegliato e la mia mente ed il mio cuore si rivolgono a Dio. Preghiera comunitaria: quando non sono solo, ma prego unito agli altri fratelli. Questa preghiera comunitaria diventa preghiera ufficiale, liturgica, quando si tratta della celebrazione della Messa e del Breviario. L’Ufficio Divino è preghiera liturgica, preghiera ufficiale della Chiesa. Anche se io mi metto solo solo a dire il Breviario, io sono la Chiesa che prega, in quel momento.

     Vedete, quando noi facciamo, ad esempio, i nostri pellegrinaggi a Lourdes e a Fatima, viene distribuito a tutti i pellegrini il libro della liturgia delle ore, in modo che recitiamo insieme al mattino le Lodi e al pomeriggio il Vespro. Quella è preghiera liturgica: è la Chiesa che prega e noi siamo inseriti nella Chiesa che prega. Quando andiamo a Messa, la Messa è sempre preghiera liturgica, mai preghiera privata. Noi dobbiamo partecipare all’una e all’altra. Partecipare alla preghiera privata, perché ci sono dei momenti in cui è necessario parlare con Dio, mettersi a colloquio con Dio. Partecipare alla preghiera liturgica, perché devo riconoscere che appartengo ad una famiglia, la famiglia dei figli di Dio.

     Parimenti è necessario pregare in famiglia. La preghiera fatta dalla famiglia è una preghiera comunitaria. Si uniscono, ad esempio, il marito e la moglie e questo, poiché è preghiera comunitaria, provoca certamente la presenza di Gesù, perché Gesù ha detto: Dove ci sono due o tre riuniti in nome mio, io sto in mezzo a loro. Se voi mariti questa sera pregate con le vostre mogli, qualunque sia la preghiera, Gesù mantiene la promessa: non siete in due ma in tre, perché c’è Gesù presente. Comprendete quanto ciò è importante?

     La preghiera si esprime in tre momenti, in tre modi, ma è sempre preghiera, quando la mente ed il cuore sono occupati da Dio: 1) quando io parlo con Dio (o da solo od insieme agli altri); 2) quando Dio parla a me ed io lo ascolto – ed è necessario ascoltare la parola di Dio!; 3) quando io parlo di Dio. Oggi noi ci siamo radunati, abbiamo detto una preghiera insieme, un’Ave Maria alla Madonna, un’invocazione: dunque noi abbiamo parlato con Dio. Adesso, siccome non stiamo dicendo delle favole né raccontando delle barzellette ma stiamo parlando di cose spirituali, è Dio che parla a noi: anche questa è preghiera. […] Così capita che, se voi parlate con un amico, in qualunque modo in cui voi trasmettete ad una persona o ad un gruppo di persone le idee di Dio, le cose di Dio, parlate di Dio, anche quello è preghiera !

     Ricapitolando, preghiera è: 1) parlare con Dio; 2) ascoltare la parola di Dio; 3) parlare di Dio agli altri.

     Vorrei sottolineare anche un altro concetto: la necessità di pregare per quelli che non pregano, per quelli che non vogliono ascoltare la parola di Dio. Il Vangelo della Messa di ieri raccontava un episodio triste, bello da una parte e triste da un’altra. Bello, perché Gesù, nella zona dei Gadareni, liberò due ossessi furiosi da una legione di diavoli. Quei due poveri sventurati erano posseduti da circa duemila diavoli ! Chiesero a Gesù di mandarli in una mandria di porci e Gesù diede loro il permesso di andare nei porci. I duemila diavoli entrarono in queste povere creature che sono i porci, i quali si precipitarono nel mare di Galilea e morirono affogati. Bello questo miracolo di Gesù, questa potestà di Gesù. Tristi, però, le conseguenze: vennero gli abitanti di quella zona, andarono da Gesù e, in pratica, gli dissero: “Vattene, non ti vogliamo; facci il piacere, vattene da un’altra parte !”. Triste, triste: Gesù veniva a liberarli da questa presenza malefica ma a loro piaceva vivere la loro vita.

     Quello però che soprattutto mi preme spiegarvi questa sera è una preghiera che è alla portata di tutti, facile ma difficile allo stesso tempo: il Rosario. Stiamo attenti! Il Rosario non è dire un Padre nostro e dieci Ave Maria. Soltanto il Rosario è, nello stesso tempo, preghiera mentale e preghiera vocale; è, al tempo stesso, orazione e contemplazione.

     Che differenza c’è, direte, fra orazione e contemplazione? Orazione è quando io dico una formula di preghiera (Padre Nostro, Ave Maria). Contemplazione è quando io non dico una formula di preghiera, ma la mia mente è occupata da problemi spirituali. Non dico niente con la bocca, non esprimo una formula di preghiera, ma penso a Dio, penso alla misericordia di Dio, penso alla bontà di Dio, penso all’amore infinito di Dio per noi povere creature umane. Quando questo pensiero m’invade la mente, si chiama contemplazione.

     Il Rosario, per essere vero Rosario, deve essere insieme orazione e contemplazione. Prima contemplazione e poi orazione. Ed è così bello, il Rosario, perché è il Vangelo dei poveri. Che significa il Vangelo dei poveri? È il Vangelo degli analfabeti. Anche uno che non sa leggere e scrivere, se ha imparato i misteri del Rosario, ha imparato il Vangelo. Ci sono tante vecchiette che non sanno leggere e scrivere, però conoscono bene il Rosario… E cosa succede quando dicono il Rosario? Senza accorgersene, leggono il Vangelo, perché, così come è strutturato il Rosario – specialmente adesso, dopo che il Papa Giovanni Paolo II ha introdotto i misteri della Luce – è il Vangelo completo. Allora, io, prima di dire il Padre Nostro e le dieci Ave Maria, mi fermo anche a riflettere un po’ sul mistero e mi accorgo che il Rosario mi fa vivere tutta la vita di Gesù Cristo.

     Misteri gaudiosi. L’annuncio dell’Angelo: il Vangelo comincia con l’annunzio di S. Gabriele Arcangelo alla Madonna. La Madonna che visita Santa Elisabetta: è il Vangelo. Gesù che nasce a Betlemme: è il Vangelo. La purificazione di Maria e la Madonna che porta il Bambino Gesù al Tempio di Gerusalemme: è il Vangelo. Gesù che viene ritrovato a dodici anni nel tempio di Gerusalemme: è il Vangelo.

     Misteri della Luce: Gesù che comincia la sua vita pubblica. Il Battesimo nel fiume Giordano, poi Gesù alle nozze di Cana, con la Madonna; Gesù che predica il Vangelo; Gesù che è trasfigurato sul monte Tabor; Gesù presente in mezzo a noi nell’Eucaristia: sono i cinque misteri della Luce.

     Poi, viene il periodo della sofferenza di Gesù: Gesù che agonizza nell’orto degli Ulivi, Gesù che è condannato a morte, Gesù che soffre. Tutta la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo: sono i misteri dolorosi.

     Infine la conclusione: l’ultimo capitolo è quello della gloria. Gesù risorge, Gesù ascende al Cielo, Gesù manda lo Spirito Santo, Maria è assunta anima e corpo in Paradiso, ed anche noi speriamo di essere, un giorno, con Maria glorificata in Cielo per tutta l’eternità.

     Come vedete, è una preghiera meravigliosa, il Rosario, quando, però, viene recitato in questo modo. Cioè, non è dire un Padre Nostro e dieci Ave Maria e ho fatto tutto. Devo soffermarmi sui misteri, trovando anche un aggancio con la mia vita.

     Come è bello poi il Rosario davanti a Gesù Sacramentato ! Guardo Gesù Sacramentato e mi ricordo tutta la Sua vita: misteri gaudiosi, misteri della luce, misteri dolorosi, misteri gloriosi. Il Rosario mi ricorda che io sono in cammino verso l’eternità, che un giorno anch’io parteciperò alla gloria degli Angeli e dei Santi in Paradiso insieme con Maria.

     Potremmo dire che, quando si dice il Rosario in casa, in famiglia, è come una specie di “Messa familiare”. Cercate, voi uomini, di invogliare le vostre donne a dire, anche se non tutto, un po’ di Rosario prima di andare a letto, prima di dormire, così che la giornata viene sigillata da Dio e richiusa nel nome di Dio e, se c’è stata qualche mancanza, qualche cosa che non è andata bene, il Signore ci assolve, perché la preghiera ci purifica anche dalle colpe.

     Quando diciamo il Rosario, siamo come Bernardetta a Lourdes. Cosa faceva la Madonna? Quando Bernardetta faceva il segno di Croce, lo faceva anche la Madonna. Quando Bernardetta diceva il “Gloria al Padre”, lo diceva anche la Madonna. Quando Bernardetta diceva “ Padre Nostro che sei nei cieli”, lo diceva anche la Madonna. Quando Bernardetta diceva l’Ave Maria, la Madonna stava in silenzio e glorificava il Padre Celeste.

     Ricordate, inoltre, che la Corona del Rosario deve essere benedetta ! È indulgenziata. Se io dico il Rosario davanti a Gesù Sacramentato, già questo Rosario mi fa guadagnare l’indulgenza plenaria. Anche il Rosario detto in famiglia dà l’indulgenza plenaria. Io, cinquantanove anni fa, quando sono stato ordinato Sacerdote, mi iscrissi all’Unione Missionaria del Clero e, fra i benefici e le facoltà date dal Papa agli iscritti all’Unione, c’era anche questa: benedire con un semplice segno di Croce le Corone del Rosario ed annettere a quelle Corone l’indulgenza plenaria.

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