20 ottobre 2018: Incontro dei Coetus fidelium campani a Castellammare di Stabia (Na)

Castellammare di Stabia. Riuniti i Gruppi Stabili Fedeli della Campania

Nella Chiesa del Gesù una celebrazione in Rito Romano Antico con il coro delle Suore del Cuore immacolato di Maria 

Fonte: Il Roma

CASTELLAMMARE DI STABIA. Chiesa del Gesù affollata di fedeli e da una folta delegazione di Cavalieri di Malta, in uniforme, per la Messa celebrata secondo il rito romano antico, da Monsignor Nicola Bux, Consultore della Congregazione per le cause dei Santi. A fare gli onori di casa, è stato ieri don Antonio Cioffi, già direttore dell’Istituto diocesano scienze religiose. “Da ragazzino – ha raccontato don Cioffi – partecipavo da chierichetto alla messa in latino. Lo facevo in modo passivo e come me nessuno capiva niente, unendosi al celebrante solo per i canti. Poi, però, il mio parroco, anziano e molto colto, ci insegnò pian piano il significato e ogni formula con la quale potevamo rispondere in latino. Ed io ho avuto in seguito la fortuna di studiare il latino e di comprendere in maniera sempre più approfondita il contenuto della preghiera. Nella mia vita – ha continuato don Cioffi – ho vissuto i vari momenti in cui la Chiesa si è rinnovata. Nella Chiesa del Gesù, dopo essere passati dal latino alla “lingua volgare”, negli anni Settanta entrarono le chitarre e le batterie. La chiamavano la Messa Beat e io, che all’epoca ero giovane, ero stato etichettato come il Prete Beat, anche si di beat non avevo proprio niente. Ma la chiesa era affollata fino a fuori”.

“Anche questo momento è passato – ha riflettuto don Antonio Cioffi – Ora stiamo vivendo un momento di approfondimento. Io mi ritengo fortunato, perché sono stato formato e preparato nel “rito antico” ma aperto al nuovo. E posso testimoniare che i sacerdoti che si avvicinano al Rito Tridentino, dopo celebrano con maggiore partecipazione e comprensione la messa ordinaria”. Don Antonio Cioffi è forse l’unico sacerdote a Castellammare di Stabia in grado di celebrare correttamente la Messa con il Rito Tridentino, al quale è possibile partecipare ogni domenica, alle ore 10,30 nella Chiesa del Gesù a Castellammare di Stabia.

La celebrazione, benedetta e salutata dal Cardinale Crescenzio Sepe, è stata accompagnata dalle soavi voci del coro delle Suore del Cuore Immacolato di Maria e dall’organista Antonio Sembiante. L’evento religioso ha unito i Coetus Fidelium della Campania, cioè i Gruppi stabili di Fedeli sostenitori della messa recitata in latino ai quali sono uniti “Una Voce Italia” e “Missa Gregoriana Surrentum”. È seguita una conferenza sul tema attualissimo “La Liturgia come fonte e culmine della vita cristiana” nel Museo Diocesano di Castellammare di Stabia. Don Cioffi ha ricordato i cambiamenti del rito della messa nel tempo: “. Mentre Mons. Bux ha ribadito che compito della Chiesa è “annunciare Gesù” e «offrire nel rito della messa il nostro corpo come sacrificio gradito a Dio».

«La Chiesa è messa sotto accusa per la pedofilia, perché non si vuole parlare dell’omosessualità»

Don Nicola Bux: «È chiaro che quando si chiamano per nome le cose si va contro questa ipocrisia. Se vogliamo che la Chiesa sia credibile, dobbiamo utilizzare sempre le parole giuste»

 

di Rosa Benigno

fonte: Il Roma

CASTELLAMMARE DI STABIA. I cattolici nati dopo la diffusione della Messa in lingua volgare (il nuovo Messale Romano introdotto dal 1969 da San Paolo VI) non conoscono il rito romano antico. Viene definita riduttivamente “Messa in latino”,  ma non è tutto nell’uso della lingua “morta” la “novità” della celebrazione che precedeva l’attuale rito della Santa Messa. Chi vi si avvicina per la prima volta scopre una ricchezza mistica indescrivibile.
La “Messa in latino”, molto meglio definirla “Tridentina”, è un rito che non è stato mai abrogato e con il Motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, il 7 luglio 2007 fu permesso a tutti i sacerdoti che lo avessero desiderato, di utilizzare il messale del 1962.

Mons. Nicola Bux, Consultore della  Congregazione Cause dei Santi, ha celebrato il Rito Romano Antico nella Chiesa del Gesù, a Castellammare di Stabia e poi discusso della “Liturgia come fonte e culmine della vita cristiana”. È stata l’occasione per porgli qualche domanda sullo stato di salute della Chiesa cattolica e sul valore della “Messa in Latino” in questo contesto di crisi.

In una recente intervista (al sito di Aldo Maria Valli, ndr) lei ha parlato di rischi per l’ integrità della Fede cattolica a proposito di affermazioni contenute nella Esortazione Apostolica di Papa Francesco Amoris Laetitia. Che cosa è concretamente in pericolo ?
Affermare che ognuno di noi può, in coscienza , decidere soggettivamente se avvicinarsi o meno alla Comunione, anche se si trova in una condizione stabile ed oggettiva di peccato, introduce una novità che contrasta con la fede cattolica. La coscienza deve essere formata in modo da discernere il vero dal falso, il male dal bene , e che cos’è esattamente il peccato. È evidente che l’ Amoris Laetitia ha finito con il disorientare molti fedeli, e sono ormai molti gli interventi di esperti e studiosi cattolici sul punto. La fede cattolica è in pericolo quando prevale il soggettivismo morale, o la “morale in situazione” . Quest’ultima deve invece rapportarsi con la norma morale oggettiva. Diversamente, è come se nell’ambito delle leggi dello Stato facessimo prevalere una interpretazione soggettiva che non ritenesse reato un determinato comportamento, mentre oggettivamente lo è, per di più definito dalla legge. Ci deve essere una norma generale, che poi va applicata ai singoli casi. Ma l’applicazione pratica ai singoli casi non può essere in contrasto con la prima“.

Papa Francesco afferma che deve valere la norma della misericordia…
La misericordia, la parola stessa lo dice, è un atteggiamento di compassione verso i miseri, verso coloro che si trovano in una condizione difficile. Ma la misericordia di un medico verso l’ammalato non consiste nel togliergli una medicina che serva a farlo guarire“.

C’è il rischio di trasformare la medicina in veleno?
Santo Ignazio d’Antiochia afferma che l’Eucaristia è il farmaco dell’immortalità.  Quindi si tratta di un farmaco speciale che deve essere assunto, però, nelle condizioni adeguate. Sappiamo che tutti i farmaci hanno efficacia se sussistono le condizioni. Se li assumiamo in condizioni che sono invece controindicate, finiamo con l’assumere un veleno. L’Eucaristia è considerato “Sacramento per i deboli e i peccatori” . C’è un equivoco: il medico deve saper dire al malato: ora non puoi prendere questo farmaco perché non ci sono le condizioni. Per esempio: per assumere questa medicina bisogna stare a digiuno. Se il peccatore non digiuna dal peccato, come può cibarsi di tale “farmaco”? Dunque, si tratta di un sacramento per i peccatori riconciliati, dopo aver compiuto l’itinerario penitenziale. Purtroppo è avvenuto uno scollamento tra il Sacramento e la vita morale. Si pretende che il farmaco guarisca, indipendentemente dalle condizioni in cui si trova il malato. Per produrre gli effetti che il Signore stesso ha voluto, quelli di salvare, e donare la Grazia divina, dobbiamo rimuovere prima gli ostacoli. Per esempio: chi ripudia la propria moglie, contraddice il comandamento del Signore. La Chiesa prevede che quando ci si trova in condizione di peccato stabile non si vada a fare la Comunione. Questo non vuol dire essere esclusi dalla Chiesa, ma restare in condizione penitenziale“.

La chiesa è scossa dalle accuse di pedofilia nei confronti di alti esponenti delle gerarchie ecclesiastiche, come di sacerdoti. Ma il problema è la pedofilia oppure l’omosessualità ? E come deve comportarsi il fedele di fronte ad accuse gravissime che arrivano dall’interno della Chiesa, come nel caso dell’ex Nunzio Apostolico negli Usa, Mons. Carlo Maria Viganò ?
Si utilizza il termine pedofilia in sostituzione di omosessualità, perché questa è stata in qualche modo ‘sdoganata’ e parlarne significa essere accusati di ‘omofobia’. Parlare invece di pedofilia suscita ancora scandalo tra la gente. Perché riguarda l’attenzione morbosa verso i piccoli. In realtà sappiamo che in alcuni paesi nordeuropei c’è chi ha proposto di depenalizzare anche la pedofilia.. Diciamo che la pedofilia è ancora una foglia di fico per coprire la questione omosessuale. È evidente che quando degli ecclesiastici hanno il coraggio di andare contro questa ipocrisia e parlano chiaramente – come recentemente ha fatto Mons.Carlo Maria Viganò – dicono le cose per nome. Se vogliamo che la Chiesa sia credibile dobbiamo utilizzare sempre le parole giuste, e non cambiarne il significato“.

A Castellammare di Stabia si sono riuniti gruppi di fedeli provenienti da vari centri della Campania che promuovono la celebrazione della Messa con il rito tridentino. Che significato hanno nella Chiesa di oggi questi gruppi?
Si tratta di un fenomeno di dimensione mondiale, ormai. Sono stato in Spagna il mese scorso e in Argentina due settimane fa. Posso dire che c’è lo stesso  interesse per il rito antico, in costante crescita. Sono gruppi non grandi, ma che tendono sempre più a collegarsi e a dare voce e spazio a tanti fedeli, che addirittura non vanno più in chiesa perché la liturgia è stata deformata. Qualche anno fa, da un sondaggio è emerso che in Italia, un milione e mezzo circa di fedeli che non va più a Messa, riprenderebbe a farlo se nelle loro parrocchie la domenica vi fosse almeno una Messa celebrata nella forma straordinaria (il rito detto tridentino, ndr), come d’altronde raccomandava Papa Benedetto XVI. Si tratta di andare incontro a esigenze che sono emerse, in specie tra i giovani, di cui questi gruppi sono in gran parte composti. E qui a Castellammare di Stabia ce n’è un esempio. Nella misura in cui il nuovo rito riprendesse la dimensione mistica del rito antico, potrebbe anch’esso contribuire a tali esigenze.
La liturgia serve a sviluppare e ad approfondire il rapporto con Dio, prima di altri rapporti umani, che possiamo curare invece in altri modi, come incontri conviviali o sportivi. Serve a curare il rapporto con Dio. Per farlo, bisogna credere che Dio è presente e protagonista nella liturgia. Se non si crede a ciò, come si fa a celebrare la Messa? Allo stesso tempo,tale presenza deve potersi comunicare ai fedeli, attraverso il Culto degnamente celebrato
“.

Circolano voci secondo le quali alcuni Vescovi, o addirittura la Cei, vorrebbero limitare la celebrazione della Messa Tridentina.
Anzitutto la celebrazione nella forma straordinaria è regolata da una legge della Chiesa universale: il Motu proprio Summorum Pontificum e l’Istruzione Universae Ecclesiae. Una Diocesi non può derogare a una legge universale; una legge inferiore non può contrastare una legge superiore. Avanzare ipotesi del genere significa ignorare questo rapporto. La questione fondamentale da chiarire è questa. Inoltre adottare una misura del genere vorrebbe dire chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Invece di aprirsi – come si dice – ai ‘segni dei tempi’, vorrebbe dire non volerli riconoscere.
Ma sembra una contraddizione. Se si è tanto disposti ad accogliere le novità, perché escludere ciò che oggi è nuovo per l’attuale generazione  dei giovani. Non ha detto Gesù che il vero sapiente è colui che sa estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche?

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