«7 […] per Dio tre soli uomini riuniti nel nome del Signore rappresentano di più di molte migliaia di uomini che negano la divinità. O forse tu preferirai al solo Abramo tutti quanti i Cananei insieme? O i Sodomiti al solo Lot o i Madianiti a Mosè, o, ancora agli ospiti stranieri? Che cosa rappresentano per te i trecento che con Gedeone coraggiosamente lambirono l’acqua, rispetto alle migliaia che voltarono le spalle? Che cosa i servi della casa di Abramo, che erano di poco più numerosi di quelli, rispetto ai molti re e alle decine di migliaia di soldati che quelli, pur essendo in pochi, riuscirono a respingere e volgere in fuga? Cosa pensi delle parole: “Quando il numero dei figli di Israele sia come quello della sabbia del mare, ciò che resta sarà salvato”? Cosa di queste altre: “Mi sono riservato settemila uomini che non si sono inginocchiati davanti a Baal?” Non è così, no, non è così: “Dio non si compiace della moltitudine”. 8 Tu fai il conto delle migliaia, Dio di quelli che si sono salvati; tu, ancora, dei granelli di polvere infiniti, io dei vasi della scelta di Dio. Niente, infatti, per il Signore è così grandioso quanto una dottrina purificata e un’anima resa perfetta dalle dottrine della verità […]».
Tratto da Gregorio Nazianzeno, Orazione 42, capp. 7-8 passim.
Stupendo questo passo del Teologo! Quello che conta alla fine non sono i numeri, ma la sostanza, non altro che la fedeltà alle cose del buon Dio. E il santo in questione ce lo ricorda molto bene. Quei soli tre uomini danno molto di più al Signore Iddio, che una folla di gente messa assieme. I numeri in certi casi contano a ben poco!