I Domenica di Quaresima

Ripropongo alla meditazione dei lettori, come per la Quaresima dello scorso anno [cfr. qui], la trascrizione dell’omelia pronunziata da Padre Vincenzo Cuomo in occasione della I Domenica di Quaresima del 2006.

Don-Vincenzo-Cuomo

Omelia della Messa della I Domenica di Quaresima 2006

di Padre Vincenzo Cuomo

C’è qualcuno che con grande malvagità odia il genere umano, perché questo genere umano ha un’impronta divina. «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza», aveva detto Dio, che lo aveva destinato, prima del peccato, a non finire nella tomba, come adesso, ma ad essere assunto in Paradiso in anima e corpo senza passare attraverso la morte, come è avvenuto per la Madonna. Questo nemico, purtroppo, continua la sua opera nefasta: allora erano soltanto due – Adamo ed Eva; adesso sono miliardi di uomini sulla faccia della terra. L’intento del maligno è quello di distogliere dalla via di Dio, per quanto gli è possibile, tutti gli uomini e farli camminare nella via della perdizione.

Gesù ha permesso anche che il demonio intervenisse nella sua vita, lo tentasse – si capisce, è una tentazione soltanto esteriore, perché Gesù non ha subito nessuna influenza nefasta dal maligno, essendo la santità per essenza – e se ha tentato lui, figuratevi se risparmia Padre Cuomo, se risparmia voi! Fa di tutto per distoglierci dalla via di Dio, perché sa che l’ultimo atto della nostra vita terrena è il giudizio di Dio, dal quale dipende un’eternità beata o un’eternità dannata. Teniamo presente questa realtà: Gesù, il Maestro, l’Antagonista di satana, si rivolge al genere umano anche oggi, si rivolge a me e a voi anche oggi, e ci dice: «il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo!».

Voi mi potreste dire: «Padre, parlate a noi di conversione?! Abbiamo forse noi bisogno di conversione?». La conversione è graduale: c’è una conversione, un cambiamento di vita che riguarda quelli che sono peccatori dichiarati, senza Dio, senza morale, senza preghiera, senza religione: che triste fine se continuano così! Questo è il primo grado della conversione: passare dal peccato alla vita di grazia. Ma quelli che stanno in grazia di Dio, quelli che stanno in regola con il Signore – e io voglio sperare che tutti questi cari «angioletti» che stanno in Chiesa siano tutti quanti in regola con il Signore, tutti quanti nessuno escluso – hanno tutti quanti lo stesso grado di santità? Non c’è niente da corregere nella nostra vita? Siamo già santi? Noi, infatti, siamo chiamati proprio a questo, a farci santi. E come? Passando dal peccato alla Grazia, certo, ma passsando anche da una vita da cristiano mediocre ad una vita cristiana di migliore qualità. E se già siamo in una vita buona, cristiana, è finito il nostro lavoro? No, c’è ancora da lavorare! Anzi, tutta la nostra vita deve essere un continuo lavoro per eliminare da noi quello che dispiace al Signore e far crescere quello che Dio ci chiede: una vita spirituale più santa, più perfetta, sempre in crescita. Noi siamo come la barca che deve salire una corrente: fino a quando il barcaiolo ha i remi in mano, la barca sale, sale, sale… se si ferma, cosa succede? La barca si ferma? No, torna indietro. Ecco allora la conversione: siamo tutti chiamati a questa conversione, e questa conversione si realizza praticando bene la preghiera e la penitenza.

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